Gestione del rischio, dal Trentino parte la sfida del digitale

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Oltre duecento tra imprenditori agricoli e tecnici per la prima tappa del 2024 di "In campo per la difesa". Nella sede di Coba Melinda a Denno (Tn), le nuove tecnologie al centro delle considerazioni sul futuro della gestione del rischio

Dai portinnesti per rinnovare i frutteti con varietà più resistenti agli attacchi biotici e abiotici ai sistemi di supporto alle decisioni. Dalle attrezzature per proteggere le colture da grandine, gelo, pioggia e insetti, agli impianti di irrigazione e fertirrigazione capaci di gestire in maniera efficiente e multiscopo la risorsa idrica (che in alcune stagioni scarseggia anche in un territorio circondato da montagne, valli e corsi d’acqua) e garantire una corretta nutrizione delle colture. E poi gli strumenti assicurativi, dalle polizze tradizionali alle index based passando per i fondi mutualistici, con un focus sulla necessità di aumentare il budget di risorse delle fonti di finanziamento necessarie per sostenere la transizione tecnologica e digitale delle nostre imprese.

Oltre duecento tra tecnici e agricoltori in campo

Di tutto questo si è parlato il 25 luglio a Denno (TN), nella sede della cooperativa Coba Melinda, primo dei due appuntamenti del 2024 con “In campo per la difesa”, l’evento ideato dal 2022 da Edagricole e Asnacodi Italia e che ha visto Codipra, il Consorzio di difesa della provincia di Trento, protagonista assieme ad Agriduemila Hub Innovation.

Oltre 200 agricoltori, scienziati del digitale, ricercatori e vari stakeholder hanno potuto toccare con mano e condividere le ultime novità per il settore. Evoluzione dell’agrotessile, meccanizzazione, intelligenza artificiale e strumenti di difesa passiva innovativi sono stati al centro della giornata per ragionare sulle migliori strategie di difesa del reddito.

"Armi" sempre più precise

Un appuntamento che ha permesso di far conoscere agli imprenditori agricoli e riflettere su tutte le “armi” oggi disponibili per combattere contro avversità climatiche, fitopatie, infestazioni parassitarie e crisi di mercato, con l’obiettivo di rendere consapevoli le imprese agricole delle straordinarie opportunità che oggi possono essere sfruttate per progettare e costruire efficienti strategie di gestione del rischio in grado di favorire il necessario adattamento ai cambiamenti epocali in atto, tutelando così le migliori tradizioni del mondo agricolo e riconoscendo il giusto reddito agli sforzi che gli agricoltori mettono in campo per portare nelle nostre tavole e nel mondo intero le eccellenze del made in Italy.

«La prima tappa del 2024 è stato un vero e proprio successo di contaminazione – ha sottolineato il presidente di Codipra Giovanni Menapace – è stato possibile conoscere le ultimissime novità a nostra disposizione per pianificare e costruire una strategia contro i rischi a 360 gradi. Momenti come questo sono fondamentali per tutti i portatori di interesse del mondo agricolo, è necessario trasferire le conoscenze dalla ricerca al campo, proprio come è successo durante questo evento».

Difesa attiva prima di tutto

La giornata è cominciata con un tour guidato in frutteto dove sono state allestite cinque stazioni tematiche con esperti che hanno spiegato a cosa servono e come funzionano le più innovative tecnologie di difesa attiva e passiva.

Varietà e impianto

Il percorso di costruzione di una strategia di gestione del rischio parte sin dall’impianto del frutteto. Un frutteto efficiente è un sistema capace di fronteggiare, nel lungo periodo, i rischi dovuti al cambiamento climatico e di ottimizzare il rapporto tra input e output (produzione, qualità, reddito) offrendo al contempo un prodotto sostenibile (anche economicamente) e di elevata qualità.

L’ampia disponibilità di portinnesti con differenti caratteristiche e di varietà contraddistinte da diversa vigoria, fabbisogno in freddo differenti, epoca di fioritura tardiva, auto-fertilità oggi permette di realizzare impianti che meglio si adattano alle diverse condizioni pedoclimatiche. Per farlo è fondamentale affidarsi a tecnici consulenti e vivaisti per una corretta impostazione dell’impianto e per materiale vivaistico di qualità, come nel caso delle varietà del vivaio Malleier.

Una scelta che, come ha ricordato Massimiliano Gremes di Melinda, deve sempre fare i conti con la richiesta del mercato: una varietà più adatta dal punto di vista pedo-climatico ma poco apprezzata commercialmente difficilmente verrà scelta.

Dal punto di vista della forma di allevamento, con il guyot – ha ricordato Franco Micheli della Fem - si ottengono in questo modo pareti con vigoria contenuta, molto compatte e produttive. Dal punto di vista ambientale emergono diversi punti favorevoli: la parete stretta, continua e contenuta in altezza necessita infatti di una minor quantità ad ettaro di fitofarmaci e consente una loro applicazione in modo più mirato riducendo decisamente i fenomeni di deriva. Il frutteto a guyot si presta molto bene a tutte le tecnologie futuribili che normalmente richiedono una chioma di dimensioni standard. Sono in corso, ad esempio, sperimentazioni con sistemi di visione in grado di conteggiare i frutti e determinarne il calibro.

Dati e tecnologie smart

Il rischio una volta era mitigato dall’abbondanza, ma oggi servono azioni alternative – ha spiegato Raffaele Giaffreda della Fondazione Bruno Kessler. Monitorare la resa e la qualità dei prodotti, ridurre gli sprechi d’acqua e l’uso di trattamenti fitosanitari per un’agricoltura sempre più efficiente è possibile grazie a tecnologie di precisione e applicazioni di intelligenza artificiale per la raccolta dei dati in campo. Fondamentali in questo i macchinari agricoli di nuova generazione che acquisicono autonomia crescente andando ad aiutare le imprese riducendo il fabbisogno di manodopera.

Ne sono un esempio le macchine Piuma Track V.2 e Piuma 4WD con sistema Rdi di Revo. Il sistema RDI, ovvero un sistema automatico di scansione del raccolto per conoscere istantaneamente la quantità e il calibro dei frutti contenuti in ogni singolo bin già al momento della raccolta. Questa tracciabilità dei frutti, oltre alla provenienza, permette anche di analizzare i risultati di produzione di ogni singola posizione del frutteto. Queste informazioni abilitano il cliente a intervenire nel futuro in aree dove per vari motivi la produzione è minore alla media.

Parlando di dati, non si può non parlare di meteo. Le informazioni agrometeorologiche  aiutano a svolgere diversi servizi per l’agricoltura, come l’allerta rischio gelate, la costruzione di modelli fitosanitari per la predizione delle malattie e la costruzione di modelli di bilancio idrico per il consiglio irriguo. Tutto questo è possibile grazie alla costruzione di una rete capillare di stazioni agro-metrologiche e sensori per il rilevamento puntuale dei dati sul territorio e la loro comunicazione automatica tramite sms o app. Lo ha ricordato Stefano Corradini di Fem parlando del servizio di allerta della Fondazione in collaborazione con Meteotrentino (scarica la presentazione).

A proposito di stazioni agrometeo, specializzati in servizi meteorologici professionali sono Radarmeteo e Hypermeteo, tra gli sponsor dell’evento.

Dall’irrigazione all’antibrina

«Assistiamo sempre più spesso a fenomeni di siccità estrema alternati da periodi estremamente piovosi con precipitazioni spesso concentrate in poche ore o in alcune giornate – ha testimoniato Francesco Dalpiaz, vicepresidente Consorzio Irriguo di Denno -. Una delle principali preoccupazioni di ogni consorzio irriguo è il risparmio idrico. Rispetto a quindici o venti anni fa, siamo arrivati a un livello di consumo abbastanza buono tenendo conto anche che il melo non è certamente una delle colture che meglio si presta a produrre con bassi quantitativi d'acqua. A tal proposito, passare dall'irrigazione a pioggia lenta all'irrigazione a goccia è stato uno di quei passi che sicuramente più di altri ha permesso di risparmiare un buon 30-40% d'acqua e al contempo di localizzare molto meglio l'irrigazione. Per ridurre ancora di più il consumo idrico abbiamo diviso il consorzio in due zone distinte a seconda del tipo di terreno: una zona argillosa e una zona sabbiosa. In queste due zone pratichiamo turni irrigui diversi, più precisi, evitando un utilizzo standard di un'ora o due di irrigazione indistintamente su tutti i terreni, dando luogo a eccessi o carenze. In futuro, grazie al posizionamento di diversi tensiometri, potremo essere ancora più precisi basandoci su indicazioni più oggettive sullo stato di idratazione dei nostri terreni».

Per quanto riguarda invece l’antibrina «nel nostro consorzio irriguo – continua Dalpiaz – è presente un impianto che copre una superficie di circa 45 ha, costruito più di vent’anni fa, che si è dimostrato negli anni un investimento più che redditizio, infatti ci ha permesso di salvare la produzione in diverse annate, una su tutte il 2017. Al momento è il sistema che garantisce la maggior efficacia anche a temperature fino a meno cinque, meno sei gradi sotto lo zero. Ma al contempo vanno gestiti con estrema attenzione e serve molta esperienza per farli funzionare al meglio. Al momento è impensabile poterli gestire in maniera automatica in quanto le variabili per l'azionamento sono molteplici e ogni anno vediamo situazioni climatiche nuove e mai viste in precedenza. Sicuramente una copertura antibrina come questa garantisce una maggiore sicurezza agli agricoltori e abbinata a una copertura con rete antigrandine può permettere di gestire il rischio totalmente in maniera attiva.
Un’altra considerazione che mi sento di fare è quella del consumo d'acqua. Come detto prima, un consumo di dodici litri al secondo per ettaro non sono pochi, e riuscire a reperire queste quantità d'acqua è al momento il limite maggiore di questo sistema. Nel medio periodo potrebbe rivelarsi interessante la costruzione di bacini che possano soddisfare sia le esigenze di irrigazione che quelle di antibrina, ma vedo difficilmente applicabile questa tecnica su ampie superfici di collina».

A tal proposito Netafim ha mostrato il suo impianto antibrina a sovrachioma. Questo sistema utilizza l’irrigazione a microaspersione pulsata che, rispetto ai metodi di copertura totale, consente un notevole risparmio di acqua ed energia. Questi sistemi sono già ampiamente utilizzati in Italia, in particolare in regioni come il Trentino-Alto Adige. Solo nel 2022, grazie a questi sistemi, in Valtellina sono state salvate 5.000 tonnellate di mele dalle gelate tardive. In Emilia-Romagna, si parla di circa 200.000 tonnellate di frutta preservata, mentre in Trentino, con un successo medio dell’80% nella protezione dalle gelate, sono state salvate almeno 800.000 tonnellate di mele.

Gli eventi atmosferici estremi (gelate tardive, siccità e ondate di calore) possono danneggiare gli organi vegetativi e riproduttivi della pianta e possono provocare squilibri fisiologici e nutrizionali. Un supporto nel contrastare questi effetti può essere dato da alcuni prodotti fertilizzanti biostimolanti come Bacillis Mix, Vegetal SD e Fitoman PK di Almagra.

Coperture antigrandine

Le reti di protezione, oltre all’irrigazione antibrina, sono tra i sistemi di difesa attiva più noti e diffusi. Oltre alla funzione di barriera nei confronti di insetti, pioggia e grandine, a seconda della loro costruzione (quindi tipo di tessitura, colore della fibra e materiale plastico) interagiscono con molti parametri ambientali e/o fisiologici che influenzano la produttività degli impianti: ad esempio, la radiazione luminosa, la temperatura della chioma e dell’umidità relativa, l’efficienza d’uso dell’acqua. Questo si traduce nella possibilità di mitigare anche gli effetti delle ondate di calore, con riduzione dei fabbisogni irrigui del frutteto. Leader nell’innovazione agrotessile sono Arrigoni e Khuen entrambi presenti all’evento.

A guidare la scelta della tipologia di copertura ci sono anche i costi, determinanti in base alla dimensione aziendale e alla redditività dalla coltura come ha spiegato Alessandro Palmieri del Distal dell’Università di Bologna (scarica la presentazione).

L'importanza delle sinergie

«Il Consorzio è pronto a essere di supporto agli agricoltori per trovare le migliori soluzioni per tutelare il reddito dell’impresa agricola – ha spiegato la direttrice del Codipra Marica Sartori –. Proprio per questo continuiamo a ricercare sinergie e collaborazioni con gli enti di ricerca, come la Fondazione Edmund Mach e la Fondazione Bruno Kessler, per studiare le più innovative metodologie di efficientamento che siano concretamente di aiuto per le nostre imprese. Prossima frontiera di applicazione la lettura e fotointerpretazione digitale di immagini direttamente raccolte in campo per anticipare, ancora più dell’occhio dell’uomo, il monitoraggio delle malattie delle piante».

Difesa attiva sempre più digitale

La giornata è cominciata alle 10 con un tour guidato in frutteto dove sono state allestite cinque stazioni tematiche dove i partecipanti hanno potuto confrontarsi con gli esperti che hanno spiegato a cosa servono e come funzionano le più innovative tecnologie di difesa attiva e passiva. Il digitale e l’interpretazione dei dati sono stati i grandi protagonisti. Le nuove tecnologie, infatti, sono funzionali sia per realizzare un frutteto smart, sia per rendere gli strumenti assicurativi più precisi e capaci di fotografare in maniera corretta la situazione in campo.

digitaleCome garantire la redditività

Dopo il pranzo, offerto dagli organizzatori, si è svolto un convegno per approfondire i temi della giornata. Sono stati affrontati aspetti tecnici, agronomici ed economici sulle principali colture del Trentino, in particolare melo, ciliegio e piccoli frutti. Alessandro Palmieri, dell'Università di Bologna, ha spiegato come quantificare la convenienza dell’impiego di una strategia di gestione del rischio completa per tutelare la redditività dell’azienda agricola.

Scarica la presentazione di Alessandro Palmieri

L’incontro è continuato con Matteo De Concini della Fondazione Edmund Mach, che ha presentato le numerose attività della Fondazione al servizio degli agricoltori evidenziando le novità che la ricerca ha già messo a disposizione dei frutticoltori per migliorare la redditività, unico comun denominatore di tutta la giornata.

Scarica la presentazione di Matteo De Concini

Continuare a investire in ricerca e innovazione

Si è parlato nel dettaglio di soluzioni di gestione del rischio, assicurazioni, fondi mutualistici, difesa, ma non solo, durante la tavola rotonda introdotta da Andrea Berti, direttore Asnacodi Italia, che ha sottolineato l’importanza del momento che la gestione del rischio sta vivendo e della necessità di continuare ad investire in innovazione e ricerca, portando concreti esempi di progetti con numerosi partner, finanziati su progetto europei e/o Pnrr, a cui partecipa il sistema dei condifesa - Prudent, Agricilima, ecc., che potranno contribuire a portare in campo le tecnologie più evolute, ed ad un efficientamento della spesa pubblica. La tavola rotonda ha poi visto susseguirsi gli interventi di Marica Sartori, Fabio Antonelli, Fondazione Bruno Kessler, Tiziano Ioris, Agrianaunia e del frutticoltore Gabriele Gervasi.

Agabiti: «Aumentare le risorse pubbliche per il settore»

La giornata si è conclusa con Albano Agabiti, presidente di Asnacodi Italia, che ha voluto sottolineare in maniera forte e decisa il sostegno dell’associazione nazionale che raggruppa tutti i Condifesa di Italia verso gli agricoltori e delle Organizzazioni professionali: «Siamo al lavoro costantemente per spingere decisioni a favore del sistema agricolo in merito alla gestione del rischio – ha detto Agabiti – specialmente in questo momento di ricalibrazione del settore e particolarmente in vista della nuova programmazione europea, ormai già in discussione».

«La crisi climatica rende necessaria una nuova responsabile strategia delle imprese e un forte incremento del budget di risorse pubbliche dedicate – ha concluso il presidente – il settore agricolo direttamente e indirettamente sviluppa circa il 25% del Pil nazionale è una priorità e convenienza del Paese mettere a disposizione le risorse necessarie per garantirne la continuità».

Gestione del rischio, dal Trentino parte la sfida del digitale - Ultima modifica: 2024-07-28T12:10:17+02:00 da Redazione Frutticoltura

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